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"Il filo nero" di Martina Dugaro


In #collaborazione con l'autrice, finalmente vi parlo de "Il filo nero" di Martina Dugaro, un romanzo appassionante e quasi necessario, uno dei più belli che io abbia mai letto.


"Il filo nero" di Martina Dugaro

  • Numero di pagine: 204

  • Formato: Libro - Brossura

  • ISBN: 9798573368979

  • Prezzo: € 2,99

  • ⭐⭐⭐⭐⭐

 
Il filo rosso del destino, nessuno sfugge a questa leggenda: legato al mignolo della mano sinistra fin dalla nascita, unisce indissolubilmente due anime gemelle. Non esistono limiti, siano questi temporali o spaziali, nulla è in grado di separare i due amanti. È invisibile, infinito, indistruttibile, in grado di aggrovigliarsi e rendere il percorso intricato e complesso.

Il protagonista di questo romanzo è un ragazzo di nome Justin con una storia molto particolare. Infatti, racconta a una psichiatra qualcosa di inimmaginabile: non sa chi sia, non capisce dove si trovi, ma sa che ogni volta si risveglia in un corpo non suo, in cui non sempre riesce ad essere in possesso delle proprie facoltà mentali, ma di cui ricorda dettagli, storie e vite. Per tornare alla sua vita originaria, deve uscire da quello che lui stesso chiama “labirinto” e pensa che l’unica soluzione sia uccidere il corpo che abita di volta in volta, in modo da passare da un corpo all’altro e sperando che la vita che lo ospita sopravviva.

Non mi aspetto che capiscano, non mi aspetto nulla a dir la verità. So che per loro sembra una storia di fantasia, la testimonianza di un folle, ma il tutto non è definibile in altro modo se non proprio folle.

Le vite che ricorda sono sei: oltre a quella attuale, ricorda Emma, una ragazza appena maggiorenne con vari problemi con l’ex fidanzato, Ellen, una donna odiata dai figli e dall’ex marito, depressa e solitaria, Benjamin, un ragazzo devastato dal lutto della sua amata, Genevieve, un’anziana dolce ed ancora innamorata, ed Evelyn, una dei gemelli figli di Ellen. Le sei vite sembrano sconnesse, ma qualcosa invece le lega. È la vita di Justin il filo conduttore, è qualcosa che non capisce, non ricorda, non ammette. È la morte apparentemente improvvisa che li lega, è il filo rosso del destino che si è tinto di nero.

 
Il cervello, alle volte, può essere un’arma a doppio taglio: la nostra capacità di riflettere e di migliorarci con l’analisi interiore può anche portare all’annientamento di se stessi. Quando si cade in una spirale di pensieri masochisti non se ne può più uscire, non nel momento in cui sono dentro di te. La tua stessa voce, quella della coscienza, ti critica, distrugge, riduce a brandelli.

Questo romanzo mi ha sconvolto al punto da averlo acquistato subito in formato cartaceo, per contribuire in una minima parte al successo di questa giovane autrice dal grandissimo talento. Se avete visto “The OA” su Netflix, troverete forse qualche somiglianza con il “salto” tra le vite, i corpi e il tempo. Ho letto veramente pochi romanzi con trame così studiate ed elaborate, connesse, dettagliate e accurate; sicuramente “Il filo nero” è un lavoro impegnativo e originale, diverso, immersivo e trascinante. L’autrice è riuscita a indagare a fondo nella mente umana, nella psiche di una persona affetta da una malattia mentale, da una sorta di negazione delle azioni che compie e delle parole che dice. Il nostro protagonista ha un velo davanti, vive in una specie di bolla in cui nulla lo tocca, nonostante riesca a percepire vividamente le emozioni e le sensazioni che le vite che occupa esprimono.

Niente luce, nessun suono: il silenzio era il miglior masochismo per sentire meglio i pensieri velenosi nella sua mente.

In un intricato e intenso scambio di vite, il protagonista scava a fondo per scoprire più che può delle famiglie delle vite che impersonifica, in cui a volte è protagonista, altre è semplice spettatore. Non sa se il suicidio alla fine di ogni vita sia definitivo o solo transitorio come lui, non sa se interromperà quelle brevi e fragili vite di cui non capisce la connessione, ma il suo tono è pungente e il suo racconto è preciso, specifico, quasi troppo accurato. La verità narrata dalla psichiatra lo sconvolge, lo risveglia da quel sogno durato cinque vite riportandolo all’unica sola: la sua, quella di Justin. La storia della malattia sicuramente lo colpisce, ma è la realtà dei fatti a distruggerlo definitivamente, perché non capisce come potesse avere in mente tutti quei ricordi vividi e tutte quelle emozioni struggenti.

Una malattia mentale ha gli stessi sintomi di una malattia fisica, con l’unica differenza che è silenziosa e ti distrugge senza che nessuno possa intervenire in tempo.

Alla fine della lettura mi sono trovata svuotata e stupita, come se io stessa, protagonista della storia, non fossi riuscita a svelare la differenza tra realtà e finzione, tra malattia e salute. Non è stato facile arrivare alla fine senza ritornare indietro, rileggere passati, scoprire bene i dettagli che a volte si leggono quasi superficialmente. Un romanzo da leggere quando non si hanno grilli per la testa, da seguire e approfondire, da assaporare e da avere in libreria. Uno dei romanzi più belli che io abbia mai letto, un talento naturale per l’autrice.

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