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"Jacu" di Paolo Pintacuda


In #collaborazione con la CE Fazi Editore, oggi vi parlo di "Jacu" di Paolo Pintacuda, un romanzo pubblicato a Febbraio 2022.


"Jacu" di Paolo Pintacuda

  • Collana: Le strade

  • Numero di pagine: 152

  • Formato: Libro - Brossura

  • ISBN: 9791259670397

  • Prezzo: € 16

  • ⭐⭐⭐⭐

 

Scurovalle è un paesino di poche anime tra la provincia di Palermo e quella di Girgenti (l'attuale Agrigento). A Scurovalle non succede mai nulla degno di nota, o quasi.

A Scurovalle pareva indistinguibile soprattutto lo scorrere del tempo, che sembrava affetto dalla stessa indifferenza delle borgate circostanti, tanto che per ripicca contro quell'imperterrita immobilità si decise di accennare alle vicende accadute con uno stile di datazione che non alludesse mai ai mesi né agli anni, ma al raccolto del periodo e al clima del momento.

Il 12 Dicembre 1899 per il paese corre la notizia del parto di un settimino, l'ultimo del secolo, figlio di una ragazza di ventidue anni, Vittoria, vedova da poco. Questo non sarebbe stato un grande evento se non fosse che, secondo le antiche credenze, l'ultimo settimino del secolo era destinato a curare i mali di chiunque con la sola imposizione delle mani. La madre cerca di far crescere Jacu protetto e sereno come qualunque bambino, ma tutti in paese sanno della "profezia", in qualche modo confermata dal bambino già in tenera età.

La verità è che attorno alle vicende di Jacu si consolidò presto l'abitudine ad alterare la realtà. E come accade spesso nelle piccole comunità, assieme all'interesse morboso crebbero con la stessa rapidità storie talvolta troppo improbabili perfino per essere valutate come leggende di paese.

Il bambino si mostra sveglio e interessato, desideroso di conoscere e sapere, per questo riesce a convincere il parroco del paese a dargli un'istruzione superiore, cosa alquanto rara viste la poca densità di popolazione. Arriva la guerra, la Prima Guerra Mondiale, perfino a Scurovalle, e con lei i guai e le tragedie. Tutti i nati nel 1899 vengono richiamati alle armi, tranne Jacu. Più tardi si scoprirà dell'errore all'anagrafe, ma in quei giorni per il paese saranno giorni tristi, oscuri e diffidenti. Gli abitanti di Scurovalle gli voltano le spalle, sono in collera per la sua "salvezza" e fanno di tutto per evitarlo.

Ma a mortificare di più Jacu furono coloro che un tempo avrebbero fatto di tutto per arrivare a toccare le sue mani e adesso, con gesti precisi e caparbi, invece le scansavano come quelle di un appestato.

Jacu, preso dai sensi di colpa, decide di arruolarsi, lasciando la madre sola col suo dolore. La guerra lo cambia molto, ma la missione resta sempre la stessa: ritrovare i suoi concittadini, curarli (se possibile), riportarli sani e salvi a casa.

 

Un libro di poche pagine, ma dense di storia, di usanze, di tradizione. Mi ha catturato il titolo, questo nome che poi ho scoperto essere un diminutivo, molto particolare, strano ma comunque famigliare. Jacu nasce per miracolo, non era destinato a venire al mondo. Vittoria cerca di proteggerlo come riesce, ma le credenze popolari sono più forti del benessere di uno, la speranza di un miracolato in grado di curare il prossimo tenta gli animi degli abitanti del piccolo paese.

Quel miracolo gli aveva restituito l'infanzia, ma per Vittoria rappresentò la conferma che il figlio invece non ne aveva mai avuta una.

Sicuramente il romanzo non è noioso, ha un ritmo spedito e incalzante. La storia di Jacu è raccontata da una persona che ricerca notizie, che conduce una specie di indagine sul protagonista, "intervistando" varie persone, tra le quali anche la madre Vittoria e il parroco di Scurovalle. Raccoglie testimonianze dirette e non, documenti, lettere inviate alla madre da Jacu stesso, parla con i compagni di quell'esperienza tragica che è stata la guerra, quali Oreste Busacca, soldato, e Francesco D'Auria, comandante del III battaglione della brigata Foggia del 281° reggimento Fanteria.

Quel nome, mi raccontò Oreste con una voce sincera ma alterata dalle menomazioni, resisteva nei suoi ricordi nonostante le memorie del fronte fossero per lui ripugnanti.

La vita di Jacu viene ricostruita pagina dopo pagina quasi fedelmente, anche se molte situazioni sono state travisate o ingigantite, alcuni periodi sono del tutto assenti e sconosciuti agli intervistati e al narratore. Il personaggio di Jacu è ben descritto, sembra ambizioso, appassionato, a tratti meticoloso, sempre pacato e calmo, educato nonostante le pressioni altrui, un cuore puro. L'altra persona abbastanza delineata all'interno del racconto è la madre, una donna afflitta dal dolore, giovane ma molto matura, con la speranza perenne di rivedere il figlio un giorno.

Con tono controllato e formale il settimino comunicava a Vittoria l'impazienza che stava provando nel sapere che grazie alla commedia avrebbe potuto finalmente incontrare e pertanto salvare i suoi compaesani.

La sezione che tratta della guerra è cruda, feroce, spietata, difficile da digerire. Ci sono pagine e pagine intrise di storia, di scontri, di difficoltà, di morte. Si tratta di una ricostruzione di guerra fedele, accurata nei minimi particolari, con scene vivide e realistiche. Il finale è inaspettato: quando tutto acquista senso, ecco che lo stesso si sgretola. La guerra cambia, la guerra distrugge, anche Jacu, che ha perso tutte le sue credenze, le sue sicurezze, perfino, sembra, i suoi poteri.

Nella sua espressione però riconobbe l'unica verità che accomunava le paure e i pensieri di tutti: erano in trappola nella terra di nessuno, protetti soltanto dalle rocce e a breve forse nemmeno da quelle.

Un romanzo forte, seppur breve. Lo stile dell'autore è ricercato, talmente sofisticato e raffinato da far comparare quest'opera quasi ad un classico d'altri tempi, non soltanto dunque per l'ambientazione e il contesto storico.

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